giovedì 29 novembre 2012

L'allegria di Maria

 
Si avvicinava il Natale del 1979 e Giovanni Paolo II decise di celebrare in San Pietro una Messa per gli universitari romani. Ci fu chi tentò di dissuaderlo: iniziative analoghe avevano radunato solo uno sparuto gruppo di studenti, che nell’immensità di San Pietro sarebbero scomparsi. Stimolati dall’affetto per il Pontefice tanti giovani come me s’impegnarono a riempire la Basilica che alla fine risultò sovraffollata. Durante la cerimonia partì il coro di Comunione e Liberazione con una laude medievale a Maria: “Altissima Luce di grande splendore…”. La perfezione del canto e la devozione delle parole, colorate dall’italiano antico, m’impressionarono profondamente. Ho cercato poi e trovato quel canto e lo sento tutte le volte che voglio esprimere e rinnovare il mio affetto a Maria. Che fortuna abbiamo noi cristiani nel poterci rivolgere ad una madre così bella e affettuosa! Il rifiuto della devozione mariana è un cattivo segno e male fanno le femministe quando rifiutano di riconoscersi nel modello mariano. Maria esprime il meglio dell’umanità e questo meglio ha un volto femminile. Dante ha ragione quando trova nell’amore per Beatrice la strada per il Paradiso. La donna, se ne ha l’intenzione, può migliorare l’uomo con la sua sensibilità e grazia. Perciò trovo congeniale, soprattutto in quest’anno della fede, la recita del Santo Rosario, una preghiera in cui ci sono più complimenti a Maria che richieste. Chi ama la Madonna è allegro e l’allegria è un frutto dello Spirito Santo.




lunedì 26 novembre 2012

La Messa è la spinta propulsiva verso il bene

 
Una spinta, un propellente verso la direzione giusta. Questa è la Messa. La consacrazione del pane e del vino è il momento essenziale, l’esplosione che mi proietta in avanti. Dio che si fa uomo muore per me, siede a cena con me e si dà da mangiare,  mi dà l’esempio da seguire: darsi per amore. Non si finisce mai di meditare sulla Messa perché lì c’è tutto: il Dio creatore, il Dio redentore, il Dio comunicatore. Ogni tentativo di definire e catalogare la Messa può essere utile ma dà sempre l’impressione di una cosa inadeguata. Lì c’è il fuoco. Il fuoco lo posso dipingere ma non è il fuoco.
Anche le altre parti della Messa mi trasmettono esempi di vita. Le letture mi raccontano Dio e mi dicono che non posso conoscerLo se non leggo l’Antico e il Nuovo Testamento. Il confiteor, il lavabo con l’acqua che purifica e la frase struggente “Signore non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì una sola parola e l’anima mia sarà sanata”, esprimono la mia indegnità assieme alla volontà del Signore di fare di me un uomo di Dio. Quella goccia d’acqua che il sacerdote versa nel vino ricorda la Divinità che assume la mia natura umana. Il sacerdote dice più volte “preghiamo” e ricorda la necessità della mia preghiera. La Messa mi mette nella direzione di Gesù che è opposta a quella di Adamo. Questi ha preferito se stesso a Dio e ha portato la morte; Gesù ha consegnato se stesso alla volontà di Dio e ha portato la vita. Un’altra risposta all’amica che mi chiede cosa fare per l’Anno della Fede.


sabato 17 novembre 2012

Sembra che Gesù esageri. Il nostro Dio è un Dio che serve



Gesù esagera. Prima di cominciare l’ultima cena lava i piedi agli apostoli e glieli asciuga. Ultimamente questa scena mi torna spesso in mente: perché un’esagerazione del genere? Non bastava da sola, e non era certo poco, l’ultima cena? Ha sempre trovato tanta eco in me la frase di Gesù nel vangelo di San Luca (22, 15-20): “desiderio desideravi hoc pascha manducare vobiscum”. Letteralmente: “ho desiderato con desiderio mangiare questa pasqua con voi”. Giustamente la versione italiana traduce: “ho desiderato ardentemente”. Ma a me piace tanto: “ho desiderato con desiderio” perché quella ripetizione m’introduce nella psicologia di Gesù. Che palpitazione doveva esserci nel suo cuore mentre dava tutto se stesso in quel momento così intenso, simbolico e pregnante! Il giovedì santo è la festa che più mi piace perché commemora quel momento. Ogni Messa è quel momento, ma il giovedì santo è il giorno giusto, nell’ora giusta. Fuoco, c’era fuoco nel cuore di Gesù. E, in tutto questo, che significa lavare i piedi prima di quella cena? Significa, significa. Sono io che sono tardo a capire. Il senso della vita è servire, il senso dell’amore è servire. Il nostro Dio è un Dio che serve. Perciò la Messa, la Santa Messa, è tanto importante. Nell’anno della fede sono contento di andarci ogni giorno con più consapevolezza. Questo per la signora che chiedeva cosa fare nell’anno della fede. Andare ogni giorno a Messa. Sembra poco? Devo scappare, ho tanti impegni, ci sono cose più importanti. Quali?



domenica 4 novembre 2012

Cosa fare nell'anno della fede? riscoprire la santa messa

  
Un musulmano chiede a un cristiano di spiegargli la messa. Il cristiano glielo spiega e il musulmano dice: “non capisco”, “certo – risponde il cristiano – sono concetti nuovi per te”, “no – dice il musulmano – ho capito bene. Quello che non capisco è che voi cristiani avete la messa e non ci andate ogni giorno”. Quest’apologo, sentito anni fa, conserva la sua attualità. Molti cristiani ignorano il significato della messa. “Non vado a messa perché la predica è noiosa” mi disse una nobildonna e l’ho sentito ripetere. Ma ci vogliamo rendere conto che la messa è la ripetizione dell’ultima cena di Gesù, la rinnovazione del sacrificio sul Calvario, il ringraziamento per il dono di Dio stesso che si fa nostro alimento? Un Dio della vita, un Dio che si fa uomo, un Dio che ci indica la via per la vita eterna. I bambini, dopo la prima comunione, si meravigliano di sentirsi come prima. Credevano che prodigiosamente sarebbero diventati buoni. Basta dir loro che quando mangiano non si sentono cambiati, che superPippo che mangia le superarachidi e combina superguai esiste solo nei fumetti. Così è per il cibo spirituale: occorre desiderarlo come sostegno della nostra fragilità per trasformare con calma la poca cosa che siamo in un altro Gesù. Ma è una crescita lenta. “Tu sì na cosa grande pe’ me” diceva Modugno, come Santa Caterina che desiderava tanto l’ostia sacra che essa miracolosamente arrivò a lei. Desiderare la Comunione come i santi: ecco un’altra cosa che si può fare nell’anno della fede.