Nel
fiume di parole che sono scorse impetuose da quando il Papa ha annunciato le
sue dimissioni non ho trovato un accenno all’interiorità del Santo Padre. Si è
parlato, nel migliore dei casi, di umiltà e di coraggio ma senza inoltrarsi
nell’atmosfera dei suoi sentimenti. Quando a Milano, nell’incontro delle
famiglie, la bambina vietnamita gli ha chiesto com’era lui da piccolo,
Benedetto ha aperto uno spiraglio nell’abituale velo di riserbo circa la sua
persona. Per una volta non ha esposto con la solita nitidezza il panorama così
chiaro del suo pensiero teologico ma ci ha fatto entrare nel suo cuore. Abbiamo
visto una famiglia cristiana che, fin dal sabato si preparava alle letture
della Messa del giorno seguente. La sensibilità musicale era elevata (Mozart,
Schubert, Haydn) e il piccolo Joseph vedeva aprirsi il cielo ascoltando il
Kyrie così ben cantato. Anche in famiglia si cantava e i piccoli segni di
affetto procuravano gioia (anzi “cioia” come lui dice amabilmente). La bontà di
Dio si rifletteva nell’amore reciproco. Le camminate nei boschi, le piccole
avventure… tutto costituiva un anticipo di Paradiso, infatti “penso di
andare a casa andando verso l'altra parte del mondo”. Dolcissimo Joseph. Sembra che il nostro mondo brutale non ti abbia
capito, ma non è vero. L’affetto con cui i pellegrini ti hanno salutato negli
ultimi giorni di pontificato sta a significare che la gente ti ha compreso. Ora
prega per noi come tu sai fare e continuerai ad essere una guida per noi.
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