giovedì 27 novembre 2014

Non siete fatti d'altro che d'amore


“Come l'amore vi trasse dal seno del Padre mio, creandovi con la sapienza sua, così esso amore vi conserva: ché voi non siete fatti d'altro che d'amore.” Sono parole di Gesù a Santa Caterina come riferisce lei in una lettera. Parole su cui meditare. L’ultima frase è di una sorprendente novità in quanto a modo di esprimersi: voi non siete fatti che d’amore. Il cristianesimo deve trasmettersi col fascino dell’amore. Immagino come i primi cristiani parlavano agli amici loro: con gli occhi accesi, con una voce che sussurrava la grande novità. Era un fuoco che si trasmetteva di casa in casa, di regione in regione. E oggi? Oggi la nostra civiltà non è più contadina. Non vive più la poesia della natura che, sia pure in mezzo a tante durezze, parlava del Creatore. Siamo in una società urbanizzata, acculturata e male acculturata. Dobbiamo parlare di Dio con la passione dell’innamorato, che vale sempre. Dobbiamo essere innamorati noi, come Caterina che concludeva sempre: “Gesù dolce, Gesù amore”. Solo l’innamorato sa parlar d’amore in modo convincente. Per innamorarsi Caterina dava un consiglio tremendo: “Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso,  nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso”. E’ il sangue di Cristo sulla croce che ci rende forti, allegri e innamorati: l’amore di Dio fatto carne che cancella le nostre infamità e ci dà le ali per volare. L’amore fa volare. I santi, conosciuti da vicino, sono persone meravigliose da cui non vorresti staccarti mai. Siamo fatti d’amore.

domenica 23 novembre 2014

La preghiera è indispensabile


La preghiera. Qualcuno mi ha chiesto perché insisto tanto sulla preghiera. Per chi ha fede la preghiera è la cosa più intelligente da fare, per chi non crede è la più stupida. Se non avessi conosciuto dei santi, sia di persona che attraverso le loro auto o bio-grafie, non avrei avuto la più pallida idea dell’importanza della preghiera: quasi nessuno ne parla. L’italiano medio sa cosa sono “le preghiere” perché le ha recitate da bambino ma la preghiera (quella che faceva Gesù tutta la notte, che praticava Giovanni Paolo II, Josemaría Escrivá e tutti gli uomini di Dio) non la conosce praticamente nessuno (parlo dei comuni cristiani). La quarta parte del catechismo della Chiesa Cattolica è dedicata a quest’argomento ma raramente ho sentito un laico che l’avesse letta e ne parlasse. Invece è fondamentale. Stare davanti a Dio, nella propria stanza o davanti a un tabernacolo, significa mettersi a Sua disposizione. Il laico crede di avere poco tempo, ma, se prega, si accorge che il tempo si moltiplica. Un tempo fisso solo per Dio, un quarto d’ora o mezz’ora, sono le ali per un cristiano. Provare per credere. Se Dio è onnipotente, è logico unirsi a Lui. Se Gesù deve vivere in me, gli devo fare spazio. Se penso che io sono capace di cambiare la storia, non serve pregare. Se penso che solo Dio può, la preghiera è indispensabile. I santi che hanno fatto opere meravigliose erano uomini di preghiera. Per i laici vale la stessa logica: devo pregare e poi agire se voglio far rinsavire questo mondo.

giovedì 13 novembre 2014

La coscienza dei laici cristiani: occorre alzare l'asticella

 

Nel 2015 saranno cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e si farà un bilancio. La chiamata universale alla santità sarà il tema dominante: un tema che riguarda soprattutto i laici perché non ci sono dubbi sulla chiamata alla santità per il clero e gli ordini religiosi. In questi anni lo Spirito Santo ha suscitato uomini e donne carismatici che hanno aperto nuove strade. Ammettiamolo: la grande novità del dopo Concilio sono stati i movimenti. Ci sono diversità fra loro perché lo Spirito soffia dove vuole e segna per ognuno un cammino diverso. Si potrebbe dire con accostamento irriverente che lo Spirito Santo è insuperabile in quanto a marketing. Fra queste realtà così varie c’è un denominatore comune: occorre farla finita con una concezione mediocre della vocazione del cristiano comune. Occorre che cambi la mentalità del gregge e dei pastori. Bisogna alzare l’asticella dell’esigenza e rivedere il criterio con cui si forma la coscienza dei laici. Il laico cristiano deve avere il cuore in cielo come i mistici, e deve, d’altra parte, vivere in pratica le virtù richieste dalle circostanze professionali, familiari, sociali, culturali, ecc. Il modello non lo troviamo tanto nei santi classici del messale quanto in San Giuseppe, padre e lavoratore, e nei primi cristiani, come sono descritti  negli Atti degli Apostoli e nella prima letteratura cristiana: lavoratori in mezzo al mondo pieni di fede, capaci di dare i loro beni e la stessa vita. Dobbiamo ripartire da lì.

giovedì 6 novembre 2014

Lo Spirito Santo è il pilota automatico...

 



“Le battaglie civili non bastano da sole. Il nostro modello non è la Rivoluzione Francese ma gli apostoli che portano la buona notizia del Vangelo.” Questa frase in una cartolina del mese scorso ha provocato una domanda di un lettore. Non sto sottovalutando l’impegno delle sentinelle in piedi? Per carità: tutta l’ammirazione e la solidarietà con chi ha manifestato, esponendosi alla stupida violenza degli intolleranti. Chi crede in Gesù deve però fare un esame di coscienza. Le mostruosità della cultura dominante attuale non dipenderanno anche dalla nostra poca fede? Quando la fede declina nascono mostri. La riforma protestante, l’eresie, l’anticlericalismo della rivoluzione francese e gli altri flagelli che hanno colpito la Chiesa non avranno le loro radici, almeno in parte, nella tiepidezza dei cristiani? Quando i cristiani hanno la fede dei primi nostri fratelli, descritta negli Atti degli apostoli, diventano capaci di convertire l’impero dominante. Diceva Sant’Agostino che se i cristiani lo fossero davvero, tutto il mondo diventerebbe cristiano. I cattolici dovrebbero scoprire questa gerarchia: per prima la preghiera, poi la lotta con se stessi, e in terzo luogo, molto in terzo luogo, l’azione. Perciò viva le sentinelle in piedi! Ma prima dobbiamo pregare, pregare, pregare, poi vivere la vita affascinante propria di quelli che pregano, e poi muoverci, anche nelle battaglie civili. Così avremo il privilegio del pilota automatico che è lo Spirito Santo, come promesso da Gesù.

Le attese dei cristiani

 

C’è stata un’epoca in cui i cristiani avevano un rapporto vivace con il loro vescovo. Sant’Ambrogio è stato eletto vescovo a furor di popolo e Sant’Agostino divenne sacerdote in modo simile e poi vescovo. Nei secoli in cui veniva a mancare l’autorità civile ci si rivolgeva all’autorità ecclesiastica per compiti supplitivi e, senza andar lontani nel tempo, la presenza del Papa a Roma e di Schuster a Milano durante l’ultima guerra è stata decisiva. Ora viviamo in tempi difficili e viene spontaneo pensare all’aiuto che possono dare i vescovi al nostro  Paese. E’ giusto che i laici si facciano sentire per chiarire quali sono i loro bisogni. Mi azzarderei a fare alcune proposte. Abbiamo bisogno che i vescovi ci parlino di Gesù come ne parlava Santa Caterina da Siena (che contemplava continuamente Cristo in croce) e che ricordassero ai cristiani che sono seguaci di chi ha sparso il proprio sangue e ha dato il suo corpo in pasto a noi come alimento spirituale. Andrebbe seguito l’esempio del Papa che, nella prospettiva di un nuovo fronte di guerra, ha indetto una veglia di preghiera. La preghiera può diventare più presente nella vita della Chiesa malgrado la pressione dei media che vorrebbero ridurla ad agenzia umanitaria. I giovani potrebbero essere maggiormente stimolati per una vita cristiana impegnata e verso il sacerdozio. La Chiesa italiana sta già facendo un buon lavoro nei confronti degli immigrati e di chi è disoccupato. Forse i pastori possono esigere dai laici che facciano di più.