sabato 26 agosto 2017

L'allegria nel Vangelo


La figlia di un mio amico mi ha fatto notare che nel Vangelo non si racconta mai di qualcuno che ride o un momento di allegria o  una battuta di spirito ... come mai? L'inizio del racconto evangelico descrive l'Arcangelo Gabriele che si presenta a Maria e dice "rallegrati..." (Che è la traduzione più corretta rispetto a "ti saluto Maria"). S'incomincia con una notizia allegra. Alla nascita di Gesù un angelo appare ai pastori dicendo “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia". I Re Magi quando rivedono la stella "Si rallegrarono di una grande allegria" che è la traduzione letterale del "gavisi sunt gaudio magno valde" latino. Si rallegra il capo dei commensali delle nozze di Cana quando assaggia il vino che Maria ha chiesto a Gesù. Gioisce l'adultera che viene salvata da Gesù e così il Centurione a cui viene guarito il servo, come tanti altri miracolati da Cristo. Gioisce Pietro quando vede Gesù trasfigurato con Mosè ed Elia sul Tabor. Gioisce Zaccheo, il disprezzato capo dei pubblicani, quando Gesù si ferma a mangiare a casa sua in banchetto simile a quello che si tiene a casa dell'altro pubblicano, l'apostolo Matteo: Gesù viene criticato come mangione e beone, per giunta a casa di peccatori. Gioiscono Marta e Maria quando rivedono vivo il fratello Lazzaro morto da quattro giorni. Gioiscono i discepoli di Emmaus quando riconoscono Gesù risorto e corrono indietro a Gerusalemme anche se è notte. La risurrezione di Cristo è la madre di tutte le felicità. E' il perno della nostra fede. Felici come una Pasqua, si dice. La croce esiste ma è il presupposto della risurrezione. 


sabato 12 agosto 2017

Il messaggio dell'Ostia Santa

Nel rapporto con Dio le novità non mancano mai. Per esempio, pensavo di sapere abbastanza sull'Eucarestia e invece l'altro giorno ho come ritrovato una nuova consapevolezza durante la consacrazione nella Messa. "Guarda che io mi dono a te affinché tu diventi come Me. Anche tu sei un dono per gli altri, ti devi dar da mangiare. Tu rimani stupito davanti alla mia immolazione e al mio invito di mangiare la mia carne e il mio sangue: l'ostia bianca ti parla di dono di se'. Ebbene questo è il senso della tua vita: non c'è un minuto della tua esistenza che non sia impregnato del dono che tu fai di te stesso". Mi è parso chiaro ciò che sempre ho saputo ma era rimasto come velato. Un'altra cosa mi ha detto: "Vedi che tutto ciò che chiami civile si radica nel mio sacrificio, trae origine dalla Messa. La civiltà europea nasce dalla Messa. Le altre civiltà e religioni nella loro positività tendono a risolversi nel Dio Padre che dona il Figlio nello Spirito Santo. La tua vita, la vita di ogni abitante della terra, acquista il suo senso pieno quando s'identifica con la mia vita, via e verità". 
Mi è venuto in mente un apologo che San Josemaría raccontava ai giovani che lo frequentavano. Un cristiano spiega a un amico musulmano cosa è la Messa. Il musulmano rimane pensoso e dice:"Non ho capito...". Il cristiano risponde:"è logico, sono concetti nuovi per te". "No, no - replica il musulmano - è che non capisco perché voi cristiani avete la Messa e non ci andate ogni giorno...". In conclusione mi è rimasto chiaro che io credo di credere ma vedo in modo sbiadito. Sarà lo Spirito Santo a darmi maggiore consapevolezza, almeno quella che è consentita a me, nella speranza di veder chiaro nell'altra vita se mi sarà concesso.


mercoledì 2 agosto 2017

Noi non sappiamo pregare...

Noi non sappiamo pregare. Lo dice San Paolo quando scrive ai romani: "nemmeno sappiamo cosa sia conveniente domandare" (Rm 8,27). Per fortuna "lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza e... intercede per i credenti secondo i disegni di Dio". Meno male: sono stato educato nella mentalità di chi deve fare tutto da sè, ma nel rapporto con Dio quest'atteggiamento non funziona. Ci sono voluti anni per tentare di capire che è Dio che fa tutto. Se il senso della vita è l'identificazione con Gesù diventa chiaro che dipendo interamente dal Padre. Sembra quasi spassoso il racconto di San Marco: Gesù ha da poco scelto gli apostoli che lo seguono e condividono tutto con lui; di buon mattino, quando è ancora buio, Gesù esce e si mette a pregare in un luogo deserto. Pietro si sveglia, non vede il Signore e si mette alla ricerca assieme agli altri (Mc 1,36) finché lo trova. Mi colpisce quest'esigenza di Gesù di pregare: è una necessità della creatura per entrare in sintonia con Dio, una necessità avvertita anche da Gesù nel suo essere uomo.
Non sono io che opero questa comunicazione col Creatore ma è lo Spirito che viene in aiuto e intercede. Nella preghiera il mio compito è cercare di rimuovere dal mio cuore le cause di distrazione, ma chi agisce è lo Spirito Santo, il dolce ospite dell'anima. L'incontro tra la mia volontà e la volontà di Dio non è descrivibile con precisione ma mi è sempre più chiaro che il meglio che posso fare è ascoltare, tanto Lui sa già tutto. Diceva un santo sacerdote napoletano, don Dolindo Ruotolo, che la migliore preghiera è "Gesù, pensaci tu".