sabato 27 gennaio 2018

La fede del bambino


I bambini. Come ci impressiona la fede dei bambini! Gesù stesso ne sancisce il valore: "a chi è come loro appartiene il regno di Dio... Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso" (Mc 10, 14-16). Il regno di Dio è la presenza dello Spirito Santo nella nostra anima. Avere la fede di un bambino significa che la luce di Dio  entra nel mio cuore e mi introduce alla vita eterna.
 Essere come un bambino per Gesù non è un optional. Al nostro desiderio di eccellere Gesù contrappone il comando: "se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli" (Mt 18, 1-5). Gesù parla di conversione. Invita a cambiar la direzione delle intenzioni che mi muovono.
 Come è semplice e nello stesso tempo com'è difficile questa conversione! Sono stato educato alla cultura del progetto: sono io che fabbrico la mia vita; mia è la meta che ho sognato; mio è l'impegno per raggiungere l'obiettivo. I bambini non sono così: vivono alla giornata e hanno fiducia nei genitori che fanno il buono e cattivo tempo.
 Il messaggio di Gesù concilia gli opposti: invita a far fruttare i talenti e, d'altro canto, ad abbandonarsi alla Provvidenza senza affanno. Sono in missione per conto di Dio. E' Lui che conduce il gioco: devo impegnare le mie capacità ma non pretendere che le cose vadano come desidero. Sembra difficile ma la formula risolutiva c'è ed è la fede da bambino.

sabato 20 gennaio 2018

Il sangue di Gesù



"Mettiti nelle piaghe di Cristo Crocifisso. —Lì apprenderai a custodire i tuoi sensi, avrai vita interiore, e offrirai continuamente al Padre i dolori del Signore e quelli di Maria, per pagare i tuoi debiti e tutti i debiti degli uomini". E' una frase di Cammino (p. 288), il libro di pensieri spirituali più noto di San Josemaría Escrivá. Più avanti dice (p. 555): "È veramente amabile la Santa Umanità del nostro Dio! —Ti sei “messo” nella Piaga santissima della mano destra del tuo Signore, e mi hai domandato: “Se una sola ferita di Cristo lava, risana, acquieta, fortifica e infiamma e innamora, che mai faranno le cinque Piaghe aperte sul legno della Croce?”. Per tutti i santi il sangue di Gesù è stato fonte di progresso spirituale. Emerge Santa Caterina che nel suo immenso epistolario scrive sempre iniziando con un'espressione tipica: "scrivo a voi nel prezioso sangue suo" (di Gesù). In una lettera ad un alto prelato consiglia: "Annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso, ponetevi in croce con Cristo crocifisso, nascondetevi nelle piaghe di Cristo crocifisso, fatevi bagno nel sangue di Cristo crocifisso". Non siamo abituati a questo linguaggio che invece riscalda il cuore dei mistici. Caterina insiste in modo sempre più espressivo fino a "farsi bagno" nel sangue di Gesù. San Josemaría usa un linguaggio simile: è un santo contemporaneo eppure ogni volta quelle parole mi sorprendono. Il sangue è qualcosa di fisico che esprime immediatamente l'amore di Gesù. I concetti astratti impegnano poco la fede mentre il sangue mi pone davanti ad una concretezza da cui non si può evadere.
Forse mi sento indegno di fare il bagno nel sangue di Gesù e sono portato ad abbracciare la parte inferiore della croce perché mi scivoli sul capo una sola goccia del suo sangue. Cerco d'imparare da questi santi. Ieri come oggi c'è da fidarsi di chi fa l'esperienza del contatto vivo con il mistero fondamentale della fede: la passione per amore, la morte e la risurrezione di nostro Signore. Il resto è una conseguenza.


domenica 14 gennaio 2018

Eduardo


Durante le vacanze di Natale ho rivisto l'irresistibile incipit della commedia di Eduardo "Natale in casa Cupiello". Tutta la commedia gira attorno alla visione del mondo del papà Lucariello: una visione ordinata dove il presepe è una bella cosa, il figlio va ricondotto sulla buona strada perché è viziato e un po' mariuolo e la figlia va riportata agli affetti di un matrimonio regolare evitando i capricci extraconiugali. Le cose non vanno così e Lucariello ne muore. Nella commedia "Filumena Marturano" i punti di riferimento sono chiari: l'aborto è un crimine (il grido "i figli so' figli" è da brivido) e la vita disordinata di Mimì Soriano va emendata da un matrimonio riparatore che Filumena riesce a strappargli. Eduardo era considerato "di sinistra" all'epoca ma i punti di riferimento antropologici sono indiscussi e sono quelli che hanno retto la nostra società fino al secondo dopoguerra, sia pure attraverso le tempeste ideologiche del '900.
Dal '67 in poi un nuovo tentativo di ingegneria sociale arriva dagli Stati Uniti. Viene abolito il codice di autoregolamentazione dei film di Hollywood, il '68 esplode con il libero amore, e vengono promossi valori come l'aborto facile, il divorzio breve, l'esaltazione dell'omosessualità, la sterilizzazione di massa nei paesi poveri, l'eutanasia e via discorrendo con il politically correct. Una rivoluzione antropologica che fabbrica individui single, consumatori, in concorrenza fra di loro, allo scopo di rendere sempre più ricche le lobby finanziarie che investono incredibili capitali in questo disegno.
Chi ha fede in Dio non deve temere: sempre il principe di questo mondo ha mosso guerra a Gesù e ai suoi discepoli. L'importante è rendersi conto del processo in atto in modo da reagire in modo adeguato. Per prima cosa occorre che chi ha fede la viva in modo consapevole e conseguente. In secondo luogo occorre cultura e competenza professionale per creare una società solidale in cui la ricchezza non sia l'unico orizzonte.


domenica 7 gennaio 2018

Nel centro dell'anima


Nel saggio del 1942 intitolato "Perché non possiamo non dirci cristiani" Benedetto Croce afferma: "Il cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai compiuta... La ragione di ciò è che la rivoluzione cristiana operò nel centro dell'anima". Giusta l'osservazione del filosofo ma anche stimolante per i cristiani d'oggi. Sembra spesso che i cristiani accettino supinamente l'idea che il cristianesimo sia una mera dottrina, una morale, un orientamento ideologico, perdendo così lo slancio vitale di chi accetta e si espone continuamente alla volontà di Dio. "Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato", dice Gesù (Gv 4,34). "Mi sia fatto secondo la tua parola" dice Maria (Lc 1,38). Noi cristiani facciamo parte di questa famiglia, cioé di coloro che sono continuamenti attenti ai cenni della mano di Dio. Simone Weil osserva che è difficile restare tutto il giorno in atteggiamento contemplativo però sta alla nostra portata cercare di mantenere sveglia l'attenzione (così la definisce "attenzione") al rapporto con Dio. Noi siamo alimentati dalla benevolenza di Dio, dalla Sua grazia, ma mi sembra di essere alle volte come un poppante che si distrae, non pensa a mangiare e deperisce. I cristiani oggi sembrano così (almeno ad uno sguardo superficiale): deperiti. Diciamolo pure: sembriamo benpensanti inutili. Semmai disposti a discutere animatamente su sottigliezze teologiche, ma il rapporto vivo con Dio, quello da cui partono i grandi "sì" della vita e si alimentano le grandi imprese di santità... quel rapporto è assopito. All'inizio di un anno vale la pena riflettere. Sto dicendo "sì" alla chiamata di Gesù? Sono in missione per conto di Dio? Il rapporto con Dio vive, come disse Croce, "nel centro dell'anima?".

mercoledì 3 gennaio 2018

Una madre


Il 31 dicembre dell'anno appena passato è morta a 97 anni la mamma di un mio caro amico. Aveva avuto 7 figli da un marito saggio e buono e aveva speso gli ultimi di vedovanza come aveva vissuto in precedenza: pensando ai figli e i nipoti. Comprendendo generi e nuore la famiglia conta 50 persone che si sono raccolte il 1 gennaio in un commovente funerale. Non son potuto andare per una fastidiosa influenza ma, al ritorno, il 2 gennaio ho sentito. assieme ad altri, il racconto di quelle ultime ore. Il mio amico raccontava il distacco dalla sua mamma e perciò l'argomento era triste, ma mentre descriveva tanti particolari, fra cui il ritrovamanto di una lettera testamento scritta anni prima, la partecipazione del paese alla cerimonia, la sapiente collaborazione fra fratelli, il pianto della nipote incinta e ammalata, affezionatissima alla nonna, che non era potuta andare... mentre raccontava ho avvertito un senso di pace e perfino di allegria, più tenero che se si fosse trattato di una festa familiare. In realtà la festa in Cielo c'era perché la mamma era stata sempre non soltanto saggia ma piena di fede, tanto che i figli dicevano, scherzando affettuosamente, che era teologa, perchè metteva ovunque non solo la visione del buon senso ma anche della profondità della fede. Quando rivedo nei filmati la cara immagine di San Josemaría Escrivá (di cui peraltro la signora era devota) ho una sensazione simile: come se il cuore si sciogliesse davanti alle cose vere della vita. Certe persone, certe vite non hanno bisogno di discorsi, parlano da sole e parlano al cuore. Tracciano una strada, quella vera, quella di Gesù.